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mercoledì 25 agosto 2010

violapensiero n°15

Culle e lettini.

Nessun altro mammifero va a dormire separato dai suoi cuccioli, perché noi si? Cos’è che allontana così tanto un essere umano dai bisogni biologici del suo piccolo da fargli prendere in considerazione una barriera simile al momento di dormire? Se vi sembra che stia esagerando, pensate: come sarebbe se non poteste dormire con il vostro partner ogni notte? Se i contatti ammessi fossero finalizzati solo alla procreazione, invece che al piacere delle coccole, alle risate, al fare l’amore, alle conversazioni a cuore aperto?


Immaginate che cosa significherebbe dover dormire in una stanza separata dalla persona che amate, notte dopo notte. O se quella persona dovesse dormire dietro le sbarre, anche se nella stessa stanza. Ma questo è ciò che molta gente fa ai suoi figli. I bambini non capiscono perché? Quello che sanno è che ogni cellula del loro corpo sta gridando che vuole stare con la sua mamma.


Perché non ascoltarlo? Perché ci lasciamo catturare dalla tinteggiatura della stanza dei bambini, dalla carta da parati con gli orsacchiotti, dai giocattoli musicali progettati per far addormentare questo figlio, perché ci facciamo fuorviare dall’opinione altrui? Ai bambini non serve niente di tutto questo. Camerette graziose, splendide culle di legno intagliato e lettini avveniristici hanno un unico scopo: creare uno spazio fisico fra i genitori e il bambino. I bisogni del bambino vengono completamente ignorati.”

...estratto da “Allattare secondo natura” di Veronika Sophia Robinson



“Divieto d’accesso: perché?
Esistono davvero delle buone ragioni per tenere con sé il bambino nel lettone? E fino a che punto è opportuno invece mantenere ben salda la vecchia regola del “divieto d’accesso”?



La cosa migliore è che il bambino dorma subito non solo nel suo lettino, ma nella sua stanza, se è possibile: e questo dal primo giorno, quando arriva a casa dalla clinica. Se si vive in un appartamento piccolo, dove non c’è una cameretta tutta per lui, è bene creare comunque una separazione fra l’ambiente in cui dormono i genitori e quello del bambino. Lo si può fare mettendo un paravento fra il letto e la culla. Oppure sistemando il piccolo appena fuori dalla camera dei genitori, in uno spazio riparato, da trasformarsi in una sua nicchia.



Già appena nato è importante che ogni bambino abbia uno spazio tutto per sé, nella famiglia: prima di tutto come persona, nella mente dei genitori che ne riconoscono l’unicità, l’individualità. Un riconoscimento che trova una conferma concreta nello spazio fisico che si ritaglia per lui nell’ambiente familiare: un luogo separato che lo aiuti ad elaborare a poco a poco la sua autonomia dalla coppia dei genitori.”

...estratto da “A piccoli passi” di Silvia Vegetti Finzi e Anna Maria Battistin



Due libri, già citati benevolmente in altri post del violapensiero, che aprono direzioni completamente opposte sul tema del “lettone”. Ho optato per questi due estratti, ma vi assicuro che ho avuto l’imbarazzo della scelta su quale libro proporre. E’ una prassi su cui si discute molto e si scrive pro e contro. In questi mesi mi lasciava atterrita come fossi al contempo d’accordo idealmente (si sa, la pratica farà il resto…) con entrambe le “filosofie”. Entrambe mi sembrano sorrette dal buon senso e da valori encomiabili. Eppure la prassi che prospettano è l’opposto (e forse anche le conseguenze? Questo non lo posso ancora intuire!). Superando i libri, conosco ottimi genitori ispirati che hanno applicato l’una o  l’altra filosofia e non mi sentirei di giudicare nessuno di loro. Tutti sono equipaggiati di buone motivazioni.

Negli ultimi anni il co-sleeping (dormire tutti assieme nel lettone) è diventato un valore da promuovere da parte di molte associazioni che tutelano una crescita secondo natura. Le motivazioni a sostegno di questa tesi vanno dal pratico allo spirituale. Ma così pure i detrattori riportano giustificazioni in entrambi i sensi. C’è il popolo degli esperti, c’è l’esperienza diretta e appassionata dei genitori e ci sono anche i casi famosi che creano un movimento mediatico ancora maggiore attorno al tema (Brad Pitt e Angelina Jolie raccontarono di dormire in un lettone di tre metri per ospitare tutta la loro prole).

Il co-sleeping è sostenuto ulteriormente da il “metodo canguro” o KMC (Kangaroo Mother Care) molto conosciuto e applicato ormai anche in alcuni ospedali con bambini nati prematuramente. L’applicazione più pura del metodo KMC significa tenere pelle a pelle il bambino 24h su 24 così da tenere costante la temperatura corporea del bambino, non facendogli mancare nessuna sorta di espressione affettiva, che si condensa concretamente in un abbraccio fedele e quotidiano del padre o della madre. Nel libro “Allattare secondo natura” viene dedicato un paragrafo a questa prassi, spiegandone motivazioni e ricadute benefiche.

Eppure altri esperti preparati e equilibrati, non solo la psicologa Vegetti Finzi, pongono motivazioni interessanti nel verso contrario del co-sleeping. Come in tutte le cose non c’è sicuramente una soluzione che accontenta tutti e va cercata con e per il bimbo che si ha tra le braccia, senza nessuna equazione da risolvere anzitempo. Rimane che questa dualità, dalle tinte così diverse, continua a provocarmi soprattutto nelle conseguenze che determina in un caso e nell’altro nella crescita dei figli e nella vita di coppia (nell’intimità del talamo e non solo).

A darmi lo slancio finale per proporvi questo “dilemma”, che già mi pungolava da un po', è stata una mail di qualche giorno fa di una lettrice del blog che così mi scriveva:

“Leggendo uno dei violapensieri (penso quello sull’EVN) mi ha colpito una frase dell’autrice o autore a proposito del dormire tutti insieme nel lettone che sarebbe la cosa naturale che nelle società di tanta parte del mondo si continua a fare ... Da maestra mi sono un po’ ribellata: conosco bambini che a 8-9 anni dormono ancora nel lettone e mi sembra proprio che non ne guadagnino in crescita ... E poi mi chiedo sempre come si concilia questa pratica con l’intimità e la vita di coppia dei genitori ... Se hai ancora un po’ di tempo e voglia e il prurito ti lascia in pace chissà se questa potrebbe essere una direzione di ricerca.”

Partendo dalla premessa che la maggioranza dei genitori sta vivendo una situazione di “buon senso”, motivata e consapevole, sia nell’applicare o meno il co-sleeping, sarebbe stimolante e utile poter ascoltare qualche racconto da parte loro delle motivazioni, dei benefici, delle conseguenze nella crescita, degli sviluppi sulla coppia, delle ricadute sull’intimità. Quest’ultimo tema è molto delicato perché già a livello ormonale nella gravidanza e nell’allattamento la donna fa i conti con un recesso del desiderio che comunque va gestito con sensibilità e rispetto tra i coniugi.

E se poi il co-sleeping apre un tempo indefinito dove le coccole sono per tutti nel lettone, nella coppia è possibile stare così tanto tempo senza avere questo spazio tutto per sé? Mi direte che intere generazioni hanno vissuto per secoli così… ma oggi, proprio oggi con la complessità e la fragilità con cui si scontrano le coppie e di cui sono portatrici, è possibile? E’ rischioso? E’ benefico? Ne vale comunque la pena?

Lasciando da parte le pagine degli esperti e mettendo al centro gli “esperti della vita”, quelli che ogni notte nelle famiglie combattono la battaglia del sonno e vivono le terapie fedeli dell’accudimento con l’una o l’altra filosofia, possiamo parlarne insieme? Senza la presunzione di dover scegliere o decretare la bontà di un modello al posto di un altro, ma aiutandoci senza vergogna a comprendere il panorama familiare che si può godere dall’una o l’altra finestra. E forse ci sono anche casi intermedi che come sempre hanno tinte pastello che possono aiutare.

Insomma questo è il post più incompiuto del blog! Il meno poetico, ma se c'è posto per gli altri è anche il migliore...  C’è bisogno di voi. Non per mettere un punto a capo al post, ma un punto e virgola direi senza essere assoluti. Il punto e virgola è come una poltrona che lascia spazio all'ascolto lento e progressivo, mai rigido. Anzi tanti punti e virgola, arricchendoci di un discorso lungo e articolato come lo è l’educazione e la crescita dei figli. E come è stato fin dall’inizio di questo luogo, che di virtuale ha ben poco, la parola corra a chi i figli ce li ha, li ha avuti, vorrebbe averli, a chi proprio per ora non ci pensa o non li avrà mai ma si sente coinvolto dal tema. Siate generosi e aprite le finestre del reparto notte delle vostre case... sentiamo che aria tira!!!

(Per chi è poco pratico del mezzo, mandi pure a me via mail e poi inserisco io i commenti da parte vostra nel blog).

In ogni caso sono grata al co-sleeping, perché per almeno un’ora mi ha distratto dal prurito infernale, che mi accompagnerà a questo punto fino in sala parto. Fastidioso. Molto fastidioso.

domenica 22 agosto 2010

violapensiero n° 14


Un approccio olistico alla sessualità.



Per molte persone la parola sessualità è sinonimo di rapporto sessuale. E’ una definizione fortemente limitante, che rende molto complicata la spiegazione del ruolo degli ormoni e del loro impatto sull’allattamento! Ma ci proverò comunque.


L’energia sessuale non è nient’altro che una sorgente creativa che scorre attraverso il nostro corpo. Può venire canalizzata nell’attività sessuale, ma anche altrettanto felicemente in attività creative come cucinare una pietanza, curare dei fiori in giardino, dipingere un quadro, scrivere una lettera, cantare una canzone o nutrire e accudire un altro essere vivente.


Una donna che allatta, se prova sensazioni che possono essere definite sessuali quando l’allattamento scatena una risposta ormonale, influenzata da una mentalità diffusa nella nostra cultura ma basata su ristrettezze di vedute e disinformazione, può giungere a pensare che ci sia qualcosa in lei che non va. Gli ormoni prodotti quando si fa all’amore così come, in effetti, quando siamo innamorati, sono gli stessi che il nostro corpo produce durante l’orgasmo, il parto e allattamento. Questa è la buona, vecchia Madre Natura in piena forma, che sfoggia la sua bravura: quindi non denigratela! Il multitasking non è che un’abilità umana.


Le nostre energie riproduttive hanno una potente creatività. Dare vita a un bambino è un’opera d’arte senza pari. Gli ormoni dell’amore e della sessualità intrecciati strettamente tra loro in tutti gli aspetti della nostra vita, sono progettati per nutrirci dalla nascita alla morte, nel corpo e nell’anima. Allora, in nome del cielo, per quale motivo vogliamo nascondere o denigrare una forza benefica così potente? Una visione olistica della sessualità implica anche riconoscere che la relazione più intima che possiamo intessere è quella con noi stessi.


Il partner ideale è una gioia, ma non una necessità. Se comprendiamo, amiamo, accudiamo e soprattutto onoriamo la nostra vasta, sfaccettata natura sessuale, otteniamo una sana relazione con noi stessi, e questo potrà portarci alla guarigione.


Il sesso, di per sé diviene pericoloso e nocivo, quando si manifesta sotto forma di desiderio di dominare, di senso di colpa, di bisogni infantili insoddisfatti e di vergogna. Uno degli aspetti più potenti di una sessualità sana è la trasformazione dell’orgasmo in un’esperienza che coinvolge tutto il corpo, piuttosto che localizzata a livello genitale. L’orgasmo viene percepito da entrambi i partner come una sensazione che trascende il piano fisico. Non c’è quindi senso di separazione. Sotto molti aspetti, l’energia di una relazione sessuale sana e matura può essere equiparata a una relazione di allattamento riuscita. Ha a che fare con il dare e il ricevere, lo yin e yang, i flussi e i riflussi.”

Veronika Sophia Robinson, Allattare secondo natura

Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’allattamento al seno

In questi giorni sono stata un po’ affaticata fisicamente, mettici l’insonnia, anche se qualcosa in più sono riuscita a dormire, più un senso di nausea potente che mi ha tenuto abbastanza a letto unito ad un prurito vertiginoso e incontenibile partito dalla pancia ed evoluto ovunque assieme a dei puntini rossi inquietanti. Sto grattando in modo isterico anche mentre vi scrivo. Probabilmente è il fegato, ma devo fare degli esami nelle prossime ore. Nel frattempo abbiamo fatto le prove generali di andata in ospedale per accertamenti non previsti, portando via anche il borsone… perché non si sa mai. Ora che la glicemia del diabete era sotto controllo, ci si mette il fegato. Sembra un’escursione con passaggi ferrati fino all’ultimo metro dalla cima, ma non demordo e continuo a pensare che non sia una malattia, ma la vicenda più straordinaria che una donna e una coppia possa vivere. Diciamo che fa i conti con gli ormoni sotto tutti i punti di vista.

Avendo questa forma di diabete gestazionale (ovvero la glicemia da tenere sotto controllo, in realtà esperienza normalissima per una donna gravida, ma si tende ad enfatizzare molto e a somministrare l’insulina a mio parere con troppa leggerezza), la mia gravidanza è considerata a rischio e quindi rientra sotto tutta una serie di protocolli, per cui anche superata la data presunta, il personale ospedaliero è tenuto ad indurre il parto. Ieri il ginecologo dell’ospedale mi diceva “se ora ci fosse una patologia legata al fegato, si rischia un parto anticipato…” insomma il secondo natura è proprio difficile da intercettare per quanto una donna si prepari lungo i nove mesi e attivi tutte le risorse e le strategie possibili. Quante donne coltivano il desiderio di un parto naturale e ad esso si preparano con dedizione e poi di fronte ad alcune complicazioni dell’ultimo minuto devono cedere all’evidente necessità di un cesareo? Quanto affetto e tenerezza meritano. In questi giorni convivo con la possibilità che possa capitare anche a me. Ero preoccupata che Viola fosse in posizione podalica e mesi fa le ho parlato un sacco perché assumesse la posizione migliore. Non dico che si è sistemata per questo dialogo, ma una madre non rinuncia alle sue innumerevoli risorse. Ora che è in posizione, potrebbero esserci altri svariati motivi per non partorire naturalmente, ma rimango fiduciosa e continuo a dedicarle pensieri perché possiamo passare di lì ed incontrarci stanche morte entrambe. Anche se temo che in questi giorni le giungano con maggior efficacia più le mie “grattate” che i miei dolci pensieri per lei. Che malessere e che fastidio; scrivo così almeno tra un tasto e altro non mi tolgo uno strato di pelle!


Quando penso ad una soluzione poco naturale, il primo pensiero è l’allattamento. Ho paura che ciò comprometta la naturale inondazione di latte materno che tutti vorrebbero per i propri figli. Tengo già nel borsone il numero della consulente della Lega Latte – La Leche Legue (www.lllitalia.org) e confido nel sostegno del personale in ospedale per provarci in ogni modo.

Mesi fa quando un’amica mi parlò di questa esperienza e dell’aiuto che aveva avuto da una signora che aveva partecipato alle loro attività, ancora con una timida pancia mi informai di come potevo partecipare ai loro incontri e iniziai subito fin dal quarto mese ad andare agli incontri mensili di quest’organizzazione di volontariato che dal 1956 in tutto il modo promuove l’allattamento materno.

Donne sedute per terra in un salotto di cuscini, chi con la pancia, chi con le tette al vento e bambini attaccati o rilassati post poppata. Consulenti leonesse sul piede di guerra contro ogni forma di consumismo e disinformazione che allontani la donna da questa esperienza divina e al contempo, se non funziona o parte al meglio, dolorosa e difficile a compiersi. Se definisco queste consulenti integraliste, penso che nessuna di loro si possa offendere, nel senso che hanno interiorizzato questo obiettivo così tanto con tutte se stesse, che lo difendono senza se e senza ma. Qualche timida ragazza potrebbe rimanere travolta dalla loro energia, ma sta a ciascuno saper acquisire con flessibilità e senza paura l’aiuto che ti possono donare. Un po’ con lo stesso spirito con cui ho fatto riferimento a tante altre esperienze e letture in questo blog, senza nessun senso di assoluto, ma tante opportunità da conoscere e valutare.

Passato il tempo delle famiglie davvero “allargate” che vivevano e crescevano i figli assieme, le madri sono rimaste sole per decenni e in questa solitudine alcune derive consumistiche hanno dettato l’agenda affettiva e comportamentale di molte di loro. Ora grazie alle possibilità di sapere e condividere a partire dalla rete e da altre esperienze in presenza, le donne possono compiere una gravidanza e una maternità di nuovo “in comunità”. E di questo dobbiamo essere contente e pronte a non perdere queste opportunità.

La Lega Latte ha fatto allattare donne in situazioni impensabili. La loro forza viene dalla convinzione (ormai attestata ufficialmente!) che il latte materno sia la miglior alimentazione biologica e spirituale che una madre possa donare al figlio. Convinzione che hanno in comune con l’autrice del libro “Allattare secondo natura” (edito sempre da Terra Nuova) di cui spero di potervi riproporre altre pagine. Non vi dico fino a che età hanno allattato le bambine di Veronika, perché potrei stimolare in voi dei pregiudizi legati al sapere quest’unico dettaglio. Si tratta di esperienze che vanno lette dall’inizio alla fine e ascoltate nelle motivazioni, così come ogni donna che si ritrova a non poter allattare al seno va rispettata e sentita nel suo racconto. Anche se dovessi ritrovarmi in questa condizione, è un libro che non maledirò mai e che sarò entusiasta di aver letto sempre e comunque. Certo, anche qui, come quando s’incontra la Lega Latte all’inizio, ci sono pagine ardue che possono sembrare davvero distanti dalla nostra sensibilità e dal nostro panorama culturale. Un inaspettato regalo della gravidanza è proprio la capacità di abbattere alcuni steccati di pensiero che a volte si nutrono solo di leggi economiche e di praticità, ma che nel tempo si sono mascherati come valori. Sentire, capire, ascoltare, sperimentare sono i verbi che mi rimangono dei nove mesi.



Nei salotti al femminile della Lega Latte ho davvero ammirato in tutto il suo splendore la sessualità sana e matura dell’allattamento. Ricordo con simpatia un incontro in cui la consulente invitava un nonno che aveva accompagnato la figlia all’incontro a rimanere con noi, ma si percepiva che si vergognava a stare in un gineceo a tratti così svestito e naturale nel suo proporsi. Se ripercorro le sequenze degli incontri con delle donne così maestose post partum con i loro seni all’aria aperta, rivedo le bagnanti di Picasso, le donne amiche che corrono sulla spiaggia. Alla forza travolgente e deliziosa che le accompagna. Alla solidarietà e il sostegno reciproco che il mondo femminile non dovrebbe negarsi, oltre i legami di conoscenza e amicizia, ma con quella gratuità e libertà che il dare alla luce ti fa sentire in ogni centimetro della tua persona.

In quegli incontri ho anche assistito alle fatiche e incursioni dolorose che può comportare l’allattamento. Come ogni esperienza di sessualità non è detto che sia tutto lineare e si può inciampare in problematiche fisiologiche ed altre difficoltà legate ad aspetti psicologici ed emotivi. Dove le prime tante volte derivano dalle seconde. Anche qui, non molliamo, chiediamo aiuto, ci sono anche tanti altri riferimenti oltre alla Lega Latte, associazioni, ostetriche e anche un libro può aprire qualche spiraglio. Il mio “Allattare secondo natura” è pieno di pagine con le cosiddette “orecchie”, così tanti sono i pensieri spirituali che mi sono entrati nel cuore oltre ai numerosi consigli pratici che si possono sottolineare.

Rimane come non solo l’atto del concepire appartenga alla sfera della sessualità. Ritorna il parto come esperienza sessuale, come già c’ispirava quel papà nel libro “Parto di testa”. Ora si aggiunge l’allattamento. Ammirando questo straordinario percorso, sono emozionata per tanta ricchezza mediata dai nostri corpi che Dio ha voluto donarci.