“Meno 6 mesi, 2 settimane, 6 giorni
Lui
Qui bisogna fare due conti. Banale, prosaico, inelegante, ma necessario. […] Cominciamo tagliando il superfluo. Per dire: è ormai un anno che in casa usiamo detersivi biodegradabili al 100%. Detersivo per i piatti, per i vestiti (che laviamo a mano: la lavatrice è un lusso che ancora non c’appartiene), ma anche sapone per le mani e per la doccia (per le parti intime, siamo affezionati ai buoni vecchi inquinanti. Ma questa è un’altra storia). E’ un gesto di cui ci vergogniamo un po’. Perché l’ecologia ha un prezzo e anche sentirsi buoni, sentirsi civili – non so bene come definirlo – ha un prezzo. Pure alto. Paghiamo 8.75 euro il boccione di detersivo per le mani che potremmo avere ad un quarto. Trovo del tutto imbarazzante che questa pace costi. […] Lavando i piatti pensavo al risparmio. Ed è stato immediato concludere: si ritorna al vecchio sapone Esselunga, o Standa o Auchan. Neanche una marca di quelle che fanno pubblicità, di quelle che si sa che sgrassano da matti, basta proprio il sapone entry level di un supermercato ( per usare un gergo da aziendalismo allegro). Però. Per chi ho comprato il sapone che puzzava e mi costringeva a vergognarmi fino a oggi? Perché ho spento il led del televisore? Ho detto a mia mamma di non comprare più lacca? Perché cerco di fare la differenziata per bene? La risposta è semplice: per chi verrà dopo di noi. […] La cosa si complica. Fino a quando questi posteri erano gente a me sconosciuta, invisibile e intangibile ero in grado di farlo. Poi, ora che la specie si protrae anche attraverso di me. Ora che un postero, lo instrado io giù per il mondo, ecco, proprio ora mi metto a pensare ma andate tutti a cacare. Pensiamo a noi stessi, tanto gli scienziati qualcosa si inventeranno […] Le nonne sono morte da tempo, ma sono sicura che se avessi chiesto loro: “Nonna, hai mai pensato di non avere bambini?”, loro non avrebbero capito la domanda. […] Si nasce, si muore, ci fa delle grandi risate in mezzo, ci si spacca la schiena , e si fanno i figli. Mi avrebbe detto così. […] Come si fa a parlare di futuro, in un paese che non vuole la responsabilità dei figli? No, meglio mettere il tappo, riempire il lavello d’acqua, insaponare tutto, e poi risciacquare.”
Arianna Giorgia Bonazzi e Arnaldo Greco
Sopravvivere all’attesa – Manuale per giovani coppie
Per il toto citazioni del violapensiero: non sono finiti i libri e non si rinizia il giro con quelli già menzionati. Anzi, se Viola non è pronta per essere sfornata, ce ne sono in coda parecchi che vorrei condividere, ma per le pari opportunità volevo dare la possibilità anche al “lui” di questo diario citato nel violapensiero n°5 di dire la sua su un tema, che mi sta proprio a cuore (e a portafoglio!).
Ho appena finito una colazione tutta biodegradabile, in questo caso per il mio fisico, che fa comunque parte dell’ambiente e dell’ecologia a pari merito, che mi costa giornalmente una media di 3 euro. Di solito si fa colazione a casa, e non al bar per risparmiare: nella pasticceria più rinomata di Padova mi costerebbe meno (è ammesso il toto scommesse anche sulla pasticceria!!). Il nostro bancomat viene strisciato in media 3-4 volte alla settimana al negozio biologico raggiungibile a piedi. Almeno la benzina non ha voce in bilancio. Vi tralascio gli importi e spero sempre che Mauro, da statistico, non tracci una curva dettagliata delle nostre spese bio. Quel giorno nell’alta padovana il cielo si oscurerà.
Per rimanere sui detersivi proprio ieri: un multiuso + la polvere per la lavastoviglie = 11€. Bisogna ammettere che la polvere mi dura tanto e consumo una quantità di detersivo inferiore alla classica pastiglia. Rimangono sempre 11€ (non sono pochi per due detersivi) e il nostro livello di vita non è molto diverso dagli autori del manuale di sopravvivenza all’attesa. Forse un po’ meno precari. E al bio, almeno in estate, compriamo solo la frutta, perché in questo periodo abbiamo ben due orti delle rispettive famiglie che intasano il frigorifero di verdure freschissime, altrimenti la curva dei costi crescerebbe in modo esponenziale. Ci sostengono motivazioni, oltre che ecologiche, anche di salute, che posticipo ad un altro post, perché si aprono pensieri sulla medicalizzazione della gravidanza su cui voglio tornare e spero prima della “rottura del tappo”.
Non vi nascondo che il pensiero di “Lui” si respira anche nella nostra famiglia e il senso di frustrazione è grande. Mi piace l’espressione “proprio ora che ne instrado" uno tutto mio. Si proprio ora, nel momento della testimonianza ravvicinata, un figlio tutto tuo con cui dare il meglio di te, dei tuoi valori e delle tue convinzioni per cui t’impegni da anni, i conti alla mano ti impediscono di farlo. Anche mettendo in atto le strategie di condivisione beni con parenti e amici, cercando di non lasciare spazio al superfluo che un marketing violento ti propone come essenziale per nove mesi, un figlio porta con sé già nella gravidanza e nella fase di allestimento concreto per l’arrivo dell’erede in casa, dei costi molto impegnativi che, da come ci dicono tutti con tono allarmante, andranno solo aumentando per “enne” anni.
Siamo come questa coppia: a parte la carta igienica (anche noi abbiamo qualcosa che è rimasto inquinante), tra negozio super bio e linea bio della Coop in questi anni c’abbiamo provato a fare la nostra parte. Abdicare per l’arrivo di un figlio, ti fa sentire idiota. Si, idiota. La famiglia è la culla della condivisione di uno stile di vita e rischi di condividere solo che non ti puoi permettere l’ecologia. E non perché non rinunci al ristorante o ai viaggi: già tagliati!
Come mi si addice, invece di ipotizzare quali spese biodegradabili tagliare, approfittando di questo approccio al femminile del marito di questo periodo (non rischio lo sgozzamento!) ho alzato il tiro. Sono stata nello storico negozio Zut in centro a Padova e ho acquistato due prototipi di pannolini lavabili. Si chiamano “Popolini”. Dal nome che fa simpatia, anche nel vederli, sembra tutto semplice come un film di Walt Disney. Un po’ meno il corredo che accompagna la messa in uso di questa filosofia lavabile.
Ho ipotizzato questo uso “reciclabile”, perché penso che la massa illimitata di rifiuto secco che determina la prole di cui ci facciamo carico, non abbia niente da invidiare alla marea nera che da mesi fa imbiancare quotidianamente Obama. Ma come tutte le scelte di un certo impatto va valutata in coppia e allora eccomi tutta fiera a casa con i miei due popolini e con un’ipoteca simbolica già pendente sopra di me: di 2 di diversi modelli ho già speso all’incirca 30€. Spiego a mio marito come funziona il tutto:
- Ne servono almeno una ventina per riuscire a dare il giro alle espulsioni poco poetiche, che Viola non mancherà di regalarci. Per chi non ha ancora confidenza, in alcuni periodi si va anche sugli 8 pannolini al giorno. Vendono delle valigette di popolini da 10 pezzi che si aggirano in base ai modelli su una media tra i 130€ e i 150€. Servirebbero almeno due valigette.
- Gli illustro i vari modelli e gli elementi pro e contro di ciascuno.
- Rincaro la dose dicendo che bisogna acquistare le mutandine della stessa linea per evitare lo sconfinamento della marea nera.
Vi lascio immaginare la faccia di Mauro in tutto questa mia promozione. Mi guardava come quando mi dice “Non stai presentando un film, non serve che attivi tutte le strategie di comunicazione…”.
Seriamente: ne guadagna in benessere 1. il culetto di Viola, 2. l’ambiente e 3. il bilancio familiare. Spenderesti di pannolini usa e getta comunque molto di più delle 300€ delle due valigette. Il tutto farebbe propendere per la tesi “adotta un popolino” da far girare tra gli amici, che non sanno cosa regalarti con 10-15 euro senza che il loro investimento finisca in un cesto infinito di giocattoli riesumati anni dopo solo dalla Pixar in Toy Story 4. Secondo voi è così semplice?? Magari, come un’alimentazione sana l’ecologia costa in termini monetari e in termini di tempo e stile di vita.
Tre stadi si frappongono tra noi e il nostro dovere di buoni cittadini:
a) Dopo uno shock iniziale, presumo sia superabile lavare la cacca di tuo figlio (anche se metti della carta bio tra il culetto e il popolino, così mi ha spiegato il signore di Zut, qualcosa sborderà…).
b) Anche se avrai mille incombenze domestiche, poppate infinite, “enne” lavori extra da continuare a fare per sopperire al calo per maternità di uno stipendio già di suo “ecologico”, biodegradabile ma per il bilancio aziendale… forse ce la farai a fare le lavatrici no stop per non rimanere senza popolini. Un plotone di mamme, comprensibilmente esauste, mi ha già detto: “ti aspetto al varco dopo un mese di vita di Viola, altro che popolini… semplifica tutto quello che puoi”. E sarà pure vero anche questo…
c) Ma il vero dramma è asciugarli nell’inverno della pianura padana. Ovviamente, se non hai l’asciugatrice che non possiamo permetterci, men che meno in bolletta! Ma allora dobbiamo acquistare ancora più valigette e una signora che ti aiuti in casa?
All’offertorio del Battesimo mi vedo già un popolino innalzato al cielo della chiesa dalle mani del celebrante.
In un negozio bio che frequentavo anni fa vicino alla mia casa precedente, le auto dei clienti che arrivavano erano al 90% dei Suv immensi che prendevano due parcheggi. Al tempo, senza le spese di una vita a due fuori di casa, mi chiedevo se anche l’eco è un lusso, ora ne sono certa.
So che siamo passati dalle riflessioni filosofiche alla cacca di Viola, ma accumulata con quella di molti altri suoi coetanei la questione diventa filosofica, politica, civile. Vorrei risparmiare all’ambiente 1825 pannolini (una media di 5 pannolini per 365 giorni). Vorrei continuare a fare la spesa bio. Ma è davvero possibile per una famiglia normale? Parliamone.
p.s. E noi non siamo poveri. Ci sono famiglie messe a dura prova che non si pongono nemmeno la scelta del supermercato: solo discount. Tra tutte le ingiustizie i poveri hanno anche quella di inquinare?