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giovedì 18 novembre 2010

Violapensiero n° 25

S. Agostino Albignasego - Padova 12 novembre 2010

Mauro, il marito! Al contrario di Arianna, mi conoscete meno ma vi assicuro che anch’io contribuisco in modo significativo alla realizzazione del blog: cucino, tolgo la polvere, lavo i bagni, faccio la spesa … (scherzo!) e  anche per Viola un po’ ho contribuito e continuo a farlo. Mi è stato chiesto di provare a raccontare “Cosa vuol dire essere custode di un grembo fecondo e cosa si prova a vedere germogliare la vita nella propria sposa e casa”.

Il mio raccontarmi ha un’aspettativa troppo alta; non posso certo pensare di potervi dire cosa vuol dire vivere l’attesa e la paternità, anche perché mi sento proprio all’inizio, avete presente, come al nastro di partenza. Anche se pensandoci un attimo, mi sono riscoperto un massimo esperto di cosa vuol dire essere marito di Arianna e neopapà di Viola. Non ho rivali!



Fare spazio

La mia mente rivolta per lo più all’essere pratico, progettuale e preventivo già aveva intrapreso la tangente del lettino, fasciatoio, una parte dell’armadio da dedicare alla nuova creatura, passeggino, ovetto e culla, tutine e coperte… Forse, in questa prima fase, potremmo dire che invece di “fare spazio” ho mentalmente cercato di “riempire” dello spazio; anche spazio non fisico, ma probabilmente più un’idea, un’aspettativa che credevo mi spettasse per far trovare “tutto pronto” alla mamma e a Viola. Invece, per assurdo, la prima cosa che ho imparato all’inizio di questa avventura è stata quella di “fare spazio”.

Liberarmi da una miriade di idee, sentito dire, aspettative, racconti abituali di chi già aveva vissuto delle gravidanze. Non per un fatto di giudizio rivolto agli altri e alle loro esperienze; ma per rispetto di Viola che dal primo momento mi chiedeva di incontrarla, di conoscerla, di ascoltarla. E’ iniziato così uno stile diverso, insieme con Arianna, non più schiavi della frenesia quotidiana ma attenti a ritagliarci del tempo da trascorrere “con la pancia”. Parlare con Viola anche se non la vedevamo e pensare a lei nella nostra vita nel diventare famiglia. Un’avventura sconosciuta per il fatto di essere alla nostra prima esperienza di figli e perché volevamo che mantenesse sempre l’autenticità che appartiene ad ogni essere: anche il piccolo fagiolo nella pancia di Arianna era unico rispetto a tutte le altre pance.

È davvero incredibile la vita. Io e Arianna abbiamo avuto e abbiamo molteplici esperienze in anni di Azione Cattolica, per lo più con l’Azione Cattolica Ragazzi. Il tema dell’Incontro è sempre stato un nodo centrale: fare una delle esperienze più intense di Incontro iniziando con una “bimba” che non vedi, con cui non parli, che non ti risponde e non si “racconta” (tra virgolette) è davvero una forma di iniziazione stupefacente alla vita e all’amore! La vita non necessita di un’ecografia per urlare la sua presenza; talvolta è solo questione di farle spazio per lasciarla entrare.

Essere Argine

Si sa che non è facile cambiare, e per me non lo è stato per nulla. Compreso che dovevo imparare a “fare spazio” fin da subito a Viola, è rimasta la mia indole di pensare anche alle cose più “materiali”. Allo stesso tempo iniziavo a percepire una sorta di “ribellione” in Arianna rispetto al mio ideale di “donna in gravidanza!”. Direte che sono contorto e un po’ lo sono, ma vi spiego meglio. Arianna è una donna estremamente indipendente in alcune cose. Lei ama ed è appassionata del suo lavoro. Nulla la fermerebbe per andare a vedere un film, fare una presentazione, partecipare ad un convegno. Non esistono orari standard per pranzo e cena, a volte si può “saltare”. Si dorme quel che si riesce e poi via … Ecco, immaginatevi la sua faccia quando la prima volta le ho detto: non è il caso di fermarsi un attimo, di NON vedere un film e stare a casa a riposarsi ? Se già ci sono state incomprensioni nel chiederle di rinunciare ad un film, figuriamoci quando le ho detto che magari era il caso di rinunciare a un viaggio o una trasferta al settimo mese… Per me è ancora presto ma voi che avete già esperienza: non è facile togliere una caramella dalle mani di un bambino goloso!

Tutto ciò per introdurre un altro aspetto che io ho maturato come fondamentale nella vita di coppia e nel matrimonio, ma posso dire indispensabile nella gravidanza e penso anche dopo: la capacità di essere argine l’uno per l’altra. Tutto comincia se siamo consapevoli che siamo unici, siamo una coppia unica, stiamo per accogliere una figlia che sarà unica e diversa da ognuno dei suoi genitore e da qualsiasi altra figlia di qualsiasi altro genitore. WOW! E poi dicono che è semplice “essere famiglia tutti insieme”. In realtà l’unicità di ognuno è fonte di ricchezza e crescita ma bisogna imparare a viverla e abitarla.

Essere argine è imparare ad aver cura dell’unicità dell’altro anche quando non lo capiamo, le sue esigenze o aspettative non trovano spazio nel nostro pensiero o modo di vedere le cose. Non intendo essere permissivo, ma ampliare le mie braccia, di racchiudere anche l’essere unica di Arianna e allo stesso tempo, in questo spazio di accoglienza, partendo da lei e non dal mio pensiero, trovare una strada “buona” (non giusto o sbagliato) rispetto a quello che insieme vogliamo costruire. Nella vita di coppia abbiamo messo al centro il matrimonio dove le nostre unicità hanno imparato ad essere arginate, accolte, protette. Una forma di attenzione per vivere l’unicità del singolo come forza ed energia per entrambi.

Ora, arginare Mauro e Arianna mettendo al centro Viola è ancora una volta un’esperienza stupenda, una cura e un rispetto per la piccola ma allo stesso tempo per noi come famiglia. A volte queste cose sembrano scontate, ma avere cura degli altri rispetto ad un bene comune “futuro” è una grande sfida di attenzione, rispetto, gratuità che si impara a donare anche per una bimba che ancora “non è presente” a rimarcare ed esigere le sue cose o “bisogni”. Non nascondo che con Arianna, alcune volte, non c’erano “argini” abbastanza grandi da contenerci e a volte si è andati oltre… ma la certezza della loro presenza aiuta anche quando capita di “superarli”, e il pensiero di “essersi sentiti arginati” è una tenerezza che aiuta notevolmente nella riconciliazione con l’altro.

È difficile pensare di vivere delle esperienze nuove con la consapevolezza di sapere in partenza cosa fare, come, quando, perché … così la gravidanza si manifestata come una nuova strada da percorrere con le nostre insicurezze, le nostre fragilità, i nostri pensieri che in modo naturale nascono e si esprimono. L’essere argine non ti indica subito la strada perfetta o le risposte giuste, ma ti da la possibilità di trovarla rispettando in ogni momento i “partecipanti”, il loro essere, i loro tempi, la loro unicità. L’argine è un interessante filosofia di vita.


Comprendere la Paura

Tutto quello che è nuovo genera “paura”. Fa parte dell’indole umana. Di sicuro una gravidanza non è immune da pensieri di paura, dal sentirsi imperfetti, inadeguati, non pronti; eppure è da un po’ di tempo che le donne restano incinte e danno alla luce nuovi esseri … La mia esperienza di “gravidanza” è di sicuro un’esperienza anche di “paure”, di timori e di imperfezione. Pensavo di dover essere l’uomo di casa, il padre che sa sempre cosa fare, cosa dire, come organizzare le cose… in realtà all’inizio ho perso solo tempo percorrendo questa strada. La paura resta tale finché non si inizia a conoscerla, a comprendere cosa ci fa “paura”. Magari non si supera del tutto, ma un po’ si dissolve e si affievolisce il suo effetto. Come uno “stupido” mi sono reso conto che tutto nasceva nell’avere paura di una cosa che non conoscevo. Allora, mi son detto, “se quest’avventura è nuova e quindi non la conosci, perché la temi in questo modo?”

Confrontandomi con Arianna ho scoperto che la gravidanza è un interruttore che una volta azionato innesca un turbine di paure. Mali fisici, e non, della donna e del feto. Il non essere pronto se succede qualcosa. Il non essere un buon padre per Viola o marito per Arianna. Il cambiamento negli equilibri faticosamente conquistati ( o arginati!) e rimessi subito in discussione da un esserino in arrivo… Le aspettative dalle persone più o meno vicine (e della società). Il fatto di esser messo in secondo piano rispetto alla nuova arrivata. L’aspetto economico un po’ incognito. Trasmettere la giusta educazione e formazione alla bimba. Insomma, a stare attenti e bene in ascolto, ci sono tanti tipi di paure che vengono a bussare in un piccolo angolo del cervello e del cuore subito dopo che tua moglie ti dice: tra poco saremo in tre … Eppure la mia vita aveva raggiunto un certo senso di “sicurezza” che adesso sembra svanire o crollare da centomila “se capita che …” ; “e se succede di …”.

Sapete in verità qual è la grande paura che ho scoperto? Il pensare che Viola non è NOSTRA figlia: è figlia del mondo e noi siamo “solo” un tempo della sua vita. Arriverà il momento di lasciarla andare, di vivere la sua vita e già adesso questa cosa un po’ mi inquieta. Da un’esperienza di cineforum dedicata ai temi della famiglia e genitorialità che Arianna ha appena concluso e che ho seguito partecipandovi con Viola, ho ripensato alla gravidanza e come piccole paure dell’inizio sono poi svanite in modo naturale e come altre sono mutate con il tempo. Ho visualizzato l’importanza di una riflessione tra l’ESSERE e il FARE.

Nella mia natura, come vi ho già detto, è ben forte l’aspetto del fare, dell’avere il controllo delle cose e dell’essere pronto. In definitiva nella gravidanza davo molto peso al “fare” le cose, al “ farò il buon papà”. Questo concetto pratico del fare non lascia spazio all’aspetto umano, alla persona: posso illudermi di ampliare degli “argini” e giustificarmi, dicendomi che “farò domani”, “farò quando sarà più grande”. Mi sono chiesto, invece, cosa volesse dire “essere Mauro” in questo nuovo tempo; essere marito di Arianna, una nuova mamma, e futuro papà. Vivere il concetto dell’ESSERE vuol dire abbracciare anche le sue imperfezioni, accettare di essere ancora in crescita, in cammino.. condividere le mie insicurezze con Arianna e magari scoprirci forti se pensiamo al bagnetto o a cambiare un pannolino piuttosto che sentirci piccoli e indifesi rispetto ad un pianto e alla paura di non saperlo comprendere e risolvere per Viola.

Adesso so che Mauro è stato piccolo, ragazzo, giovane, fidanzato e marito. Adesso inizio ad essere papà e sarà una nuova strada da percorrere e che mi porterà a crescere, cambiare, sbagliare, chiedere e capire. Un giorno forse sarò pure nonno e via dicendo. Allo stesso tempo Viola è chiamata ad essere Viola, ora un piccolo cucciolo ma sempre di più a vivere la sua vita. La paura non va respinta a priori ma accolta nella misura in cui diventa stimolo per crescere, esperienza per maturare; non va temuta come un assoluto né trascurata per superficialità o irresponsabilità. E poi ci sono i nonni, gli amici, le comunità e le relazioni che ci sono vicini e “arginano” le paure.

 

Lasciarsi stupire da Dio

La fede è vita e la gravidanza è un tempo di fede in attesa di una nuova vita. Il progresso non mi toglie la capacità di vivere esperienze forti di fede, piuttosto se perdo la capacità di stupirmi davanti alla vita e alle sue forme, allora si mi sento un po’ piatto e sperduto. La gravidanza è un percorso fisico di cambiamenti e novità sia per la donna sia per l’uomo che scende nel profondo dell’anima di entrambi. La scienza ci insegna i processi di fecondazione, di mutamento delle cellule e la formazione dei tessuti. Allo stesso modo è in grado di spiegare come un bambino sorride, quali centri nervosi vengono stimolati e hanno l’effetto di farlo sorridere. Ancora una volta la scienza in generale mi aiuta a capire come capitano le cose. Ma se tra il “fare” e l’ “essere” ci fermassimo ancora una volta sull’ESSERE?

Un bambino sorride con dei movimenti “meccanici” ma allo stesso tempo comunica con un linguaggio diverso. Ecco, nella mia esperienza, la gravidanza è stata una nuova culla dove assaporare lo stupore pieno di un’opera di Dio. Dove la mia fede ha ricevuto e riceve un’ulteriore forza e dove, chissà perché, non mi sono mai chiesto “come fa Viola a dare un calcetto alla pancia della mamma” ma, invece, mi sono più volte incantato ad aspettare un suo segnale. Viola ha iniziato a riconoscere il mio tocco sulla pancia e mi rispondeva. Adesso passo diverso tempo a guardarla mentre dorme e spesso penso come mi sento “protetto e amato” da un Dio che sa toccarmi così nel profondo anche solo nell’ascoltare il respiro di una bimba che dorme. Non è stupendo?

Eppure Viola, anche nel tempo della pancia, non è simbolo di alcun tipo di potere: economico, politico, culturale, religioso. Non “ha fatto nulla”, non parla, non prende posizioni, non è amica o nemica di qualcuno. E’piccola, fragile, indifesa. Gli organi, i muscoli, le cellule, i nervi, i capelli, le unghie non sono del tutto sviluppati. Eppure Viola è una “forza della natura”. Per lei non senti la fame, il sonno, la stanchezza e potresti muovere le montagne… Viola è Vita, anche lei con la “V” maiuscola! E tutta questa vita, e le relazioni, verbali e non, che si intrecciano, ti prendono da dentro e ti avvolgono in uno stato di amore che non trova una spiegazione scientifica piuttosto che magica.

Dio è amore e la fede è amare e vivere la vita donata da Dio nell’amore. Viola è chimica ma anche tanto, tanto amore e il mio perdermi in questo mi riavvicina a Dio nell’esperienza di una fede tanto semplice quanto pura e intensa.

La gravidanza, un figlio o una figlia, è come un'escursione in montagna; non va impostata con fretta o con la testa occupata da mille pensieri. E’ un’esperienza completa fisica e mentale. C’è una meta da raggiungere ma anche una natura attorno, passo dopo passo, che ci affascina e ci chiede di stupirci con semplicità e fiducia. Viola è amore e gioia per la mamma e il papà e allo stesso tempo per tutti quelli che hanno occhi e cuore per godere della vita e delle meraviglie del Signore.

2 commenti:

Unknown ha detto...

«In ogni istante della nostra vita siamo ciò che saremo non meno di ciò che siamo stati.»:-)

Violapensiero ha detto...

Mi è giunta questa bella mail che condivido. Baci.
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complimenti davvero webmamma!!
sono Federica dalla prov. di Treviso e ho letto del tuo blog sull'inserto di
Avvenire, e la curiosità mi ha portato il giorno dopo ad aprire il vs. blog e a
leggere i violapensiero... uauuuu!!! non so se anche la tua professione
(comunicazione-media) abbia influito sulla chiarissima lettura dei messaggi, ma
sta di fatto che è veramente un utile pensiero sia per chi aspetta un bimbo,
sia per chi ha voglia di leggere qualcosa di costruttivo per la vita!

in attesa vedermi realizzata, magari con una numerosa famiglia (ho 25 anni e
ancora single..=)), leggere un mix di pensieri profondi tuoi, di tuo marito e
di spunti di libri e film, è veramente una boccata di aria nuova sulla visione
intima della famiglia, vissuta e impostata in modo serio e vero. Grazie per il
vostro contributo, che ho provveduto a girare ad un'amica in attesa di un
bimbo, ma che può darle spunto per allargare i pensieri e non fissarsi solo
sulle preoccupazioni materiali di questo figlio in arrivo. C'è bisogno di
tirare fuori le emozioni e da un po' di tempo, vedo che attorno a me ce n'è
sempre più bisogno ed è una preziosa risorsa trovare un blog come il vostro che
può aiutare a tirarle fuori, quelle profonde, quelle che non sono scritte nella
cartella clinica, quelle che tutti vogliamo ma c'è la paura e la vergogna di
esprimerle..

perciò grazie e buona continuazione!!!!
Federica

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