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martedì 27 luglio 2010

Violapensiero n° 4

«Do you know Pippi Longstocking?» dicono le copertine gialle esposte in libreria, le locandine del Teatro dell’Opera, le scritte sul fianco delle navi al porto di Stoccolma. Ecco la conoscete? Che peccato se vi manca: cosa vi siete persi. Sareste persone diverse se foste cresciuti con lei: donne e uomini diversi, verrebbe da dire migliori. […] E’ proprio inutile rompersi la testa a studiare le carte dei ministeri per capire il segreto del «modello svedese» […] Bisogna prendere un fine settimana libero, invece e andare a Vimmerby. 300 km di boschi da Stoccolma, case storte di legno. Migliaia di bambini al parco di Pippi. Bimbe con la parrucca di capelli rossi e anche senza, tanto ce li hanno di natura, mezze nude col freddo che fa e con le gote rosse, le scarpe troppo grandi, i vestiti sghembi, ragazzini che si issano aiutandosi uno con l’altro a salire in groppa ad un cavallo di cartapesta alto due metri, che salgono incertissime scale a pioli e restano lassù, a cavalcioni sul tetto. Pensa ai nostri parchi giochi nei giardini: allo scivolo c’è sempre un adulto che regge suo figlio, stai attento. […] La questione è questa. Mentre noi avevamo Pinocchio loro avevano Pippi. Noi abbiamo imparato a tre anni che se dici le bugie ti cresce il naso, se non vai a scuola ti vengono le orecchie di un asino, se ti comporti male ti succedono cose terribili ma è per colpa tua. Colpa, si: allora ti devi pentire. Devi espiare, essere buono e torni bambino. Buono, composto, pentito uguale bambino. Loro: Pippi Calzelunghe. Che vive da sola, «non ha né mamma né papà, e va bene così perché non c’è nessuno che le dice che deve andare a letto proprio quando sta cominciando a divertirsi». Che mangia sdraiata sul tavolo col piatto sulla sedia e nessuno le spiega che deve stare composta. Che dorme alla rovescia con i piedi sul cuscino «perché preferisce». […] Si cucina da sola, si veste da sola con una calza verde e una gialla, con le scarpe troppo grandi tanto nessuno le dice cosa è «troppo». Pippi che è libera, autosufficiente, indipendente, forte, completamente autonoma, generosa, saggia della saggezza formidabile e assurda che hanno i bambini prima che qualcuno gli spieghi che sbagliano, che così non si fa, la regola è un’altra. […] Pippi che è bellissima anche con le lentiggini e il naso a patata, le trecce all’insù mica il caschetto di capelli biondi con la riga. Pippi, che è felice.



Poi uno dice: perché in Svezia le donne sono il 50% in Parlamento, stanno a casa 18 mesi quando fanno un figlio, perché lavorano più degli uomini, non conoscono la disoccupazione e mandano avanti l’economia. Perché le trovi fuori la sera a gruppi di sei anche se è buio pesto e sono alla guida delle aziende, perché la polizia se trova un cliente con una prostituta manda in galera il cliente. Le buone leggi, certo. Il welfare perfetto. Non sarà mica per Pippi. Non solo, di certo: però aiuta. Intanto loro da piccoli sono cresciuti con quel modello lì. I danesi con la Piccola Fiammiferaia e la fatalità del destino cupo da sopportare com’è, con le vesti nere di Andersen. I francesi con Asterix il gallico imbattibile e protervo, noi con Pinocchio. Loro con Pippi Calzelunghe.


Concita De Gregorio, Una madre lo sa – Tutte le ombre dell’amore perfetto



Spero che qualche genitore, o amante della disciplina come mio marito, non sia rabbrividito leggendo questo stralcio di una delle 22 storie raccolte dalla De Gregorio in un volumetto Oscar Mondadori. Alcune molto toccanti, altre come questa più ironiche. Ammettiamolo, fa pensare! Ad esagerare si vede sempre con più lucidità.

Però, se ripenso al mio rapporto personale con Pinocchio, è stato davvero di estrema sofferenza per ogni cattiva azione che metteva in atto e le punizioni che si tirava addosso. Ricordo un senso di dolore quasi fisico. Solo ora mi chiedo se era giusto soffrire così tanto.

Senza nulla togliere all’affetto che abbiamo per il Burattino, la creatura di Geppetto ci ricorda parallelamente anche il medesimo approccio religioso “colpa-espiazione” messo in pratica per troppo tempo. Una pastorale un po’ più illuminata pedagogicamente se ne sta liberando, ma i danni son già stati fatti, oppure senza essere troppo tragici, se non son danni, se ne vedono comunque i pochi frutti.

Mettiamo da parte Pinocchio, nello squallore generale ci siamo persi per strada anche il poco letterario che avevamo, e guardiamo che cosa l’oggi propone a Viola e a tutti i bambini che con lei e prima di lei hanno tenuto viva dentro di me una passione educativa autentica. I bambini non hanno mai smesso di interessarmi. In questi anni ho acquistato favole, illustrazioni, dvd, libri che mi univano simbolicamente ad un mondo dal basso, che non mi coinvolgeva ancora come madre e come famiglia, ma che civilmente mi stava a cuore.

In ordine di visibilità direi che la versione tricolore di Pippi Calzalunghe è sostituita dal trittico che ci porterà nel welfare del far west: Hello Kitty, Veline e Velone. E in quarta posizione, ma facciamola salire sul podio anche lei, poverina se lo merita vista l’intensa e faticosa attività pubblicitaria: Belen Rodriguez.

Parentesi: vi autorizzo a sedarmi se tra i 70 e gli 80 anni sarò disponibile a farmi umiliare da un simil Enzo Iacchetti impegnato in apprezzamenti indecenti e richieste di “stacchetto”. Il mutuo che staremo ancora pagando potrebbe portarmi alla follia di partecipare, ma da lucida scriverò nel testamento che preferirei giocare a carte in una casa di riposo (e odio le carte…). Sicuramente ci sarà qualche assistente che mi guarderà con maggior eleganza.

Dove volete che andiamo se Hello Kitty si è impadronita anche del ciclo mestruale delle bambine. Si esistono, sono stata edotta da un amico prete che al camposcuola ha potuto constatare che vengono pure acquistati. In questi mesi di gravidanza e libertà, mi sono persa i nuovi arrivi nello scaffale che definirei “dolore fin dalla tenera età”! Lo so è triste, dovevamo avere anche gli assorbenti con il fiocco rosa sull’orecchio sinistro. Purtroppo non penso che la micina giapponese regalerà all’universo femminile una dose di dolore minore.

La creazione fantastica più conosciuta nel mondo dell'infanzia ad oggi in Italia è un marchio, non è una storia, non è più letteratura e non c’è nessun Collodi. Allora è meglio affondare nella poltrona di un cinema tra le mani della Pixar che regala tonnellate di creatività applicata almeno ad una storia mai banale.

Non voglio consumare i tasti del notebook per dire qualcosa anche su Veline, Velone e Belen. L’universo femminile nell’immaginario collettivo è semplicemente all’anno zero. Bambini e bambine si chiederanno perché le loro mamme non si distendono sulla sabbia strapagate dalla Tim (le sorelle invece ci proveranno!) o perché non ballano ogni sera all’ora di cena con il lato B al vento sopra il tavolo. Ah si, il tavolo non serve per mangiare. Allora è vero: era meglio Pippi Calzelunghe che mangiava sdraiata sul tavolo con il piatto sulla sedia. Questione di assemblaggio, forse poco composta, ma lei mangiava e se ne faceva!
La generazione di Pinocchio ha saputo creare Veline, Velone e ha lasciato spazio in ogni casa italiana a Belen ed Hello Kitty. Si, era meglio Pippi.

1 commenti:

Violapensiero ha detto...

Cara Viola, la tua mamma mi fa sentire fiera di essere una maestra che insieme con le sue amiche ha accolto il primo giorno di scuola i suoi nuovi bambini in compagnia di Pippi la lentigginosa e Pimpa la cagnolina sorridente. Fiera perché quei bambini hanno cominciato la nuova avventura della scuola primaria con il sorriso al posto della preoccupazione o del pianto e hanno continuato con la voglia di crescere e diventare grandi e autonomi con le piccole conquiste di testa, di mani e di cuore di ogni giorno! Ho deciso cosa ti regalerò quando nasci ...

ciao ciao
Chiara Benciolini

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